L'atmosfera sospesa tra sogno e realtà è realizzata con sabbia, pigmenti e legante acrilico.
La protagonista, una figura femminile dalle vesti inconfondibili, si trova di fronte a uno specchio che distorce ogni regola di riflessione. Il suo riflesso non le corrisponde, non segue le leggi della prospettiva canonica, ma ribalta l'immagine. La donna osserva se stessa, ma la sua proiezione sembra appartenere a un mondo opposto, un luogo dove la logica sfuma nell’assurdo, ricordando il surreale universo di Alice nel Paese delle Meraviglie.
La scena è carica di un simbolismo surreale: la suora, dal volto indefinito, è riconoscibile solo attraverso l’essenzialità del suo abito, con il velo che cade silenzioso sulle spalle, incarnando purezza e rigore spirituale. Tutto è giocato sull’inversione e sull’assurdo. L’ambiente circostante, volutamente indefinito, colloca la protagonista in una stanza in cui l’armadio, comodino, la scrivania, hanno delle proiezioni inverosimili.
Ai suoi piedi, un gatto dalle movenze eleganti e dal pelo striato osserva, suggerendo una presenza ricca di mistero. La creatura si trova lì, anche lei protagonista e testimone dell’assurdo.
Lo specchio, simbolo della dualità e della riflessione interiore, si trasforma in portale di una dimensione alternativa, dove nulla è come sembra e ogni forma si veste di poesia visiva.
Ogni elemento, ma in particolare lo specchio, invita lo spettatore a immergersi in un viaggio onirico, a mettere in discussione ciò che è reale e ciò che è illusorio, una ricerca interiore, un dialogo silenzioso con il sé nascosto, che si perde e si ritrova in un mondo sottosopra.
Nessun enigma da risolvere, nessuna soluzione a questa misteriosa scena. Solo incanto puro di una realtà che invita a perdersi, a contemplare il mistero, a lasciarsi avvolgere della poesia dell’impossibile.