MAST

simone miccichè - Italy

MAST

 

In lingua anglofona MAST risuonerebbe come la grafia MUST, in italiano traducibile in DOVERE.

 

Qui, invece, potrebbe assumere la forma di un acronimo: “Masturbarsi Aiuta Senza Timore”, oppure ancora "Masturbati, Amati, Scopati, Tradisciti”. O ancora: “Masturbati Agilmente Senza Temere”. Altro che “Mangia Prega Ama”. In questa serie di lavori lo studio pittorico di Miccichè indaga in maniera ambivalente il piacere del farsi pittura nel disvelamento del gesto sessuale, o sensuale.

 

Ci troviamo dinanzi a tele di dimensioni ridotte, come piccole finestre, o spioncini di duchampiana memoria, come guardoni di un B movie italiano degli anni settanta, ci ritroviamo a spiare un atto di masturbazione femminile nel pieno del suo svolgimento con un bel close-up (o blow-up di antoniana memoria) sull’organo vaginale.

 

Sulla masturbazione femminile si sono scritti capitoli di storia che ancora faticano a trovare luce, e il piacere rimane spesso un grande buco nero di astronomica sventura. Quello che possiamo affermare è che masturbarsi rimane un’attività indispensabile per relazionarsi con noi stessi e con gli altri, un atto esplorativo necessario quanto capire come ci piace mangiare o quanto abbiamo bisogno di dormire. Toccarsi rimane un tabù, dirlo ancora di più, e la rima non è affatto voluta e tantomeno evoluta. Il personaggio chiave di “Povere Creature” libro di Alasdair Gray e film di Yorgos Lanthimos, Bella Baxter ci ha recentemente urlato a gran voce quanto un corpo morto, e risorto, potesse averne bisogno per trovare una strada, e una consapevolezza nel mondo, nel guardarlo, e nel trovare piacere da esso.

 

L’ombra di mistero che avvolge l’ammissione femminile del masturbarsi è ben ripreso dalla visione di Miccichè che ci regala i contorni sussurrati di un evento mistico, quanto quotidiano.

 

Come nella serie “Corpo Tessuto” Miccichè ci presenta la forma, l’essenza di un assenza. Quello che percepiamo, il corpo, ci viene in entrambi i casi nascosto, obliterato, cancellato. E mi piace trovare un eco di questo concepire concettuale nei celebri lavori di Emilio Isgrò, dove viene cancellato qualcosa per far emergere altro. Una sineddoche, che diviene una parte per il tutto, e forse di più. La parola nel caso di Isgrò, il corpo nel caso di Miccichè. Parola è corpo, corpo è parola, dove in entrambi il silenzio del non detto trova linfa vitale nell’omissione, nella mancanza.

 

Prima di analizzare la parte pittorica della serie, ci soffermiamo su quella del disegno nei bozzetti preparatori, e degli acquerelli del flip-book in 60 fotogrammi. Nei disegni, il tratto elegante e preciso che caratterizza la gestualità delle mani rimane l’elemento più realistico, per lasciare alla forma del cerchio e alla foglia oro i contorni concettuali di un piacere “in-formale”: dapprima nella forma, e poi fuori dalla forma. Nel flip-book, l’animazione del movimento prende corpo attraverso l’ingrandimento della forma circolare rossa, un elemento che Miccichè aveva già analizzato nella serie “Red Circle” dove i protagonisti erano sempre i corpi muliebri, i tessuti, e l’erotismo femminile tra abbandono ed esposizione. Un cerchio rosso che aumenta sempre di più con l’esplodere del piacere, e che ci ricorda il sole accecante e magnetico di Magritte in “The Banquet” del 1958, e la concettualità sonora e visiva del musicista statunitense Tycho. Un’economia simbolica che ci introduce ad una profondità di sintesi essenziale.

 

Nel trittico di MAST l’origine del mondo di Gustave Courbet, il suo vivido realismo viene ridimensionato alla sola mano femminile, e a porzioni di tessuto mutanda, lasciando alla vulva, e al piacere orgasmico un colore impalpabile, etereo, inconsistente, che sembra sfumare in un degradarsi umido, bagnato. Una masturbazione elegante, sbavata, privata.

 

In una delle tele singole, invece, il piacere si fa à la plat, pop, con una forte tinta piatta e shocking, fucsia. Una masturbazione esuberante, assoluta, padrona, protagonista, di tendenza, esibita.

 

Nella seconda tela assistiamo ad un nuovo passaggio di stile atmosferico ancora, che ci riporta ad un colore più soft, pastello, piatto e tenue, garbato, meno esuberante, contenuto, ma ciclico, in un loop vortex degno di un film di Gaspar Noè: osserviamo un’orgiastica presenza di mani, illuminata da un realismo a tocchi, solo su alcune dita, impegnate nel movimento di un voglioso “affondo”. Perché la masturbazione, come la ricerca formale, esige cambi di tono, prospettiva, colore, ritmo e intensità.

 

Sempre in quest’ultima tela, il corpo scompare totalmente a favore dell’elemento mano. Una mano che dona piacere nel trovare, e nel trovarsi, nel dare forma al gusto, proprio come quella dell’artista. MAST diviene allora un esercizio sulla forma interna all’atto stesso del dipingere, un esercizio semiot-erotico con cui ci si interroga ancora sul piacere del guardare, e del fare pittura, e sesso.

 

“Fammi l'amore lei che pensa ad un altro e si inventa l'America

Fammi l'amore forte sempre più forte ed io sono l’America

 

Federica Fiumelli

 

I ♥ YICCA

Artwork Details

Painting - Oil
Artwork Size - Width 35 | Height 50 | Depth 2
Created in 2021

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