27 February 2020

HYPOTHESIS OF HAPPINESS


"IPOTESI DI FELICITÀ / HYPOTHESIS OF HAPPINESS"

JUSTMAD Contemporary Art Fair
27 FEB - 1 MAR 2020
PALACIO NEPTUNO

CALLE DE CERVANTES, 42,
MADRID, ESPAÑA


27 Febbraio dalle 11:00 alle 15:00 Preview con Vip Card
 
La mostra sarà aperta al pubblico:
27 Febbraio dalle 15:00 alle 21:00
28 Febbraio dalle 11:00 alle 21:00
29 Febbraio dalle 11:00 alle 21:00
1 Marzo dalle 11:00 alle 19:00

 

"IPOTESI DI FELICITÀ / HYPOTHESIS OF HAPPINESS" è il progetto inedito che Federica Gonnelli presenta per JustMad 2020. Siamo circondati da confini di ogni tipo: mentali, materiali, artificiali, naturali. Confini che ci coinvolgono personalmente e confini che invece riguardano tutta la società, ed ogni giorno siamo costretti dentro nuovi confini. Ognuno con una sua possibile e concreta proiezione spaziale. Conoscere, prendere coscienza dei confini ci permette di viverli in un modo diverso, forse più positivamente, se è possibile vivere positivamente un confine. Conoscere, prendere coscienza dei confini ci permette di oltrepassarli. È fondamentale sottolineare l’aspetto del confine come entità che pur mettendo in contatto due parti le separa e allo stesso tempo dividendo due parti le riunisce. Il confine che ai suoi margini può essere vissuto come una barriera, può rivelarsi al suo interno come uno spazio nuovo. Uno spazio altro, un altro luogo, una nuova possibilità: uno spazio di contatto, scambio e dialogo. È in questo spazio nuovo, spazio altro, altro luogo, nuova possibilità che nasce il progetto "IPOTESI DI FELICITÀ / HYPOTHESIS OF HAPPINESS": un percorso narrativo composto da più opere, diverse per forma e tipologia di assemblaggio, che coinvolgono emotivamente, spazialmente e visivamente lo spettatore. Le ipotesi di felicità stanno oltre ogni confine, oltre ogni recinto. Filo conduttore tra varie opere presentate è l’immagine di un paesaggio rigoglioso, una foresta, un bosco, solo apparentemente innocuo, che rappresenta come in ogni fiaba la paura di perdersi e cancellarsi. A uno sguardo più attento essa mostra già i segni di un cambiamento in atto, mostra già i segni di uno spazio nuovo reso tale mediante la fotografia a doppia esposizione e che rappresenta di per sé un primo confine e segna una divisione nello spazio che lo spettatore deve attraversare. Pensare un confine o costruire un recinto sono pratiche omologhe che possono trasformare non solo un paesaggio, ma un intero modo di concepire lo spazio. Entrambe sono azioni che rispondono a un medesimo desiderio, quello di generare uno spazio cercando allo stesso tempo di controllarlo in qualche modo. Il recinto diventa allora una delle forme archetipe dell’architettura e dell'organizzazione di un territorio. Ma diventa anche uno dei primi e più costrittivi segni di confine. Le due immagini, quella del recinto e quella del confine, vengono così a sovrapporsi anche metaforicamente. Nel fitto della vegetazione appaiono delle luci che mettono in evidenza i vertici di un recinto esagonale. Pensare un confine e costruire un recinto significa inventare un ambito e racchiuderlo, circoscriverlo attraverso elementi che ne mettano in evidenza la sua dimensione, la sua forma, le sue funzioni. Vuol dire rendere chiaramente riconoscibili sia gli elementi che vi appartengono, sia quelli che vi rimangono esclusi. Dentro un recinto ci si può riparare, proteggere e se necessario anche difendersi. Ma dentro un recinto è anche possibile imprigionare gli uomini, privarli della libertà, segregarli in uno spazio che può diventare, con la sua forma, esso stesso “potere”. È solo nella volontà di chi lo costruisce che sta il limite del potere di un recinto. 

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